La sua storia iniziò nel 1612, una rappresentanza di cittadini si recò a Napoli per richiedere al Padre superiore dei Francescani di inviare a Guardia una loro rappresentanza.
La fabbrica fu fatta a spesa di tutta la terra li cui abitanti sono devotissimi de li nostri Frati riformati…’ così si legge nelle ‘Cronache francescane’. Gli abitanti si tassarono per costruire il convento.

Anche il Convento crollò nel terremoto del 1688; ma la sua riedificazione, sempre nello stesso luogo e sempre a spese della popolazione guardiese, fu altrettanto tempestiva.

Con la soppressione dei conventi e degli ordini religiosi durante la Repubblica Partenopea nel 1799, il convento di Guardia fu requisito ed adibito ai più disparati usi: carcere, caserma, pretura e, infine, scuola. I frati ritornarono nel convento guardiese nel 1833 e vi rimasero fino agli inizi degli anni ’50, quando lo lasciarono definitivamente. Già dall’impianto planimetrico possiamo capire l’articolata struttura del complesso di San Francesco. Il corpo della chiesa in stile barocco a navata unica è costituito da imponenti mura perimetrali che accolgono sei cappelle. Ma è il nucleo centrale del convento   il punto forte caratterizzato dal chiostro quadrato circondato da portici sorretti da colonne in pietra. In mezzo al chiostro è collocata una vecchia cisterna sormontata da una coppa in pietra con getti e zampilli.

Dopo il terremoto del 1980, sia la chiesa che lo splendido portico sono stati totalmente transennati in ogni parte. Ponteggi, strutture in ferro, transenne sono gli unici rimedi usati, come ad attenuare il senso di impotenza e di smarrimento di fronte a una lenta e segnata agonia …

In relazione ai riti settennali il Convento di San Francesco, come tutte le altre chiese di Guardia, era ben legato con essi. Pur non essendo una “chiesa dei riti” in senso stretto, la chiesa del Convento era, comunque, inserita nel percorso processionale di penitenza: nel percorso di ritorno, ciascun Rione doveva sempre inserire una ‘stazione’, una fermata, al Convento di San Francesco per ascoltare il sermone dei padri passionisti, noti tra la gente per dare corpo e parole alla dimensione della penitenza.

Dopo il terremoto del 1980 la chiesa fu chiusa ed esclusa dai percorsi processionali dei riti.

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